Vai al contenuto

L’uso omeopatico del caffè

Dopo "L'uso omeopatico del cioccolato", articolo pubblicato qui sul blog e molto apprezzato, , pubblichiamo un nuovo approfondimento, stavolta in tema caffè!
Come sempre, a cura del dott. Antonio Abbate, direttore del Centro A.M. Elizalde.
Buona lettura!

Sommario:

  • La storia del caffè
  • Il caffè che si trasforma in medicamento omeopatico
  • Primo inciso: il rimedio omeopatico, oltre la chimica, nella biofisica
  • Secondo inciso: Chamomilla, e come funziona il medicamento omeopatico
  • Torniamo al caffè: l’Energia/informazione del medicamento Coffea cruda e il suo significato terapeutico (Con tematiche dal Repertorio)
  • Il caffè: luci e ombre

La storia del Caffè

Come può un minuscolo seme cambiare il mondo e oggi scandire così tanto le nostre vite?

Questa è la storia del caffè.

La pianta del caffè

L’umanità si gode e apprezza il caffè da più di duemila anni.

Probabilmente, il caffè fu scoperto in Etiopia nel I secolo d. C. , Ma solo mille e cinquecento anni dopo sono apparse le prime caffetterie.

La leggenda vuole che la scoperta delle virtù del caffè vada attribuita ai pastori etiopi.
Essi notarono che le loro capre dopo avere mangiato certi frutti di un cespuglio diventavano particolarmente vivaci, così ebbero l'idea di provarli anche loro.
Prepararono una bevanda, la bevvero... Gli effetti furono sorprendenti.

Grazie alle capacità stimolanti dell’infuso, mai bevanda fu così apprezzata e popolare. In breve tempo conquistò il mondo.

All'inizio del 1600, gli olandesi intrapresero il contrabbando della pianta del caffè, quella originaria dello Yemen, portandola in Europa. Ma già dal XIII secolo era iniziato un traffico – clandestino, poiché era concesso portare fuori dai confini dello Yemen solamente i chicchi cotti e bolliti. Chi veniva pescato a contrabbandare i semi veniva punito con la morte.

Però bastarono sette semi del caffè, ingeriti da Baba Buda e trasportati fuori dallo Yemen, per dare vita alle prime piantagioni. Così, almeno, vuole la storia, tra tradizione e leggenda.

Ai lavoratori yemeniti che lo raccoglievano era vietato farne un uso personale, ma come sempre succede quando viene posto un limite, i lavoranti trovarono il modo di aggirare questo ostacolo.

Venne in loro aiuto la civetta delle palme: un piccolo animale, uno zibetto simile alla mangusta. La civetta si ciba dei frutti del caffè, e non è raro che li mandi giù con tutto il nocciolo. Il nocciolo è il chicco di caffè, e viene digerito solo parzialmente dai succhi gastrici, che inoltre ne modificano le qualità organolettiche. Raccogliendo il caffè dalle feci delle civette, quindi, i lavoratori non contravvenivano al divieto di consumare il prodotto, perché la fonte era totalmente diversa dal caffè raccolto al lavoro.

Ancora oggi si raccolgono i noccioli con le feci e, lavando accuratamente i semi e tostandoli leggermente, si ottiene uno dei caffè più rari e pregiati al mondo. E tra i più costosi.

La curiosità ebbe un posto importante nella diffusione del caffè.

Gli olandesi, incuriositi da questo particolare metodo di raccolta e di produzione, cominciarono a consumarlo trovandolo di gusto particolarmente godibile. Così contribuirono alla sua diffusione. Signori: comprate il caffè delle civette!

Nel 1712, per la firma degli accordi di pace di Utrecht tra Luigi XIV e il borgomastro di Amsterdam, quest’ultimo offrì al re di Francia una pianticella di Coffea, la quale però morì in breve tempo. Gli olandesi inviarono allora ufficialmente al sovrano un'altra pianta nel 1714. Il re la curò personalmente nei propri giardini privati.

La corte di Versailles apprezzò moltissimo il gusto del caffè, e così l’interesse per questa pianta crebbe a dismisura, rendendola estremamente preziosa.

Successivamente, sei piante di Mokha Coffea vennero offerte questa volta dal sultano dello Yemen, e 1 settembre del 1715 furono fatte attecchire a Saint-Paul de la Reunion, in un’isola prospicente al Madagascar, sotto la supervisione del governatore.
In tempi successivi, la Compagnia Francese organizzò per intero la produzione, acquistò i semi, costruì depositi e strade nella città per favorirne lo sviluppo e per sostenere la produzione di caffè.
Infine furono offerte concessioni gratuite a qualsiasi colono di età compresa tra i quindici e i sessant'anni che accettasse di occuparsi della crescita di almeno cento piante.

Il caffè, una ricchezza ambita da re e imperatori, in seguito trovò entusiasti bevitori a prescindere dal ceto sociale di appartenenza.

Uno dei principali centri di smistamento e diffusione del caffè, fin dal XVI secolo, fu Il Cairo, in Egitto, da dove mercanti e pellegrini lo portavano in ogni direzione. Una diffusione agevolata soprattutto dalla religione islamica: era proibito bere vino, fu sostituito con il caffè.

Un grande contributo venne anche dall'espansione dell'Impero Ottomano, che forniva caffè in grandi quantità fino alle porte di Vienna, eludendo ogni disposizione doganale.

La colonizzazione delle Americhe da parte dell’Europa fece poi nascere una nuova storia d'amore per il caffè. Tra gli americani.

Il Boston Tea Party segna l'inizio della rivoluzione americana nel 1773, e sebbene il patriottismo non sia l'unica causa dell'ossessione degli americani per il caffè, molti rivoluzionari passarono dal tè al caffè anche per prendere distanza dalle abitudini britanniche.
La guerra del 1812 accelerò ulteriormente questo cambiamento: gli americani furono tagliati fuori dal commercio del tè, e di conseguenza il consumo di caffè crebbe ancora di più.  

Kofetarica (La bevitrice di caffè), di Ivana Kobilca, 1888

Il caffè è una bevanda attraente e intrigante.

In Europa dopo il 1600 si diffuse un’arte praticata già nei secoli precedenti anche da re e condottieri, che si rivolgevano a un oracolo o a sacerdoti per conoscere il futuro: la caffeomanzia, l’arte di leggere i fondi del caffè al fine di predire l’avvenire. Interpretando le figure che si creano nella tazzina dopo aver consumato la bevanda, si compie un rituale quasi magico.

Il caffè, subendo la stessa sorte toccata al cioccolato, fu definito dalla Chiesa la bevanda del diavolo, mentre in altre regioni del mondo i sultani ne vietarono l'uso alle donne: bevanda troppo eccitante. Eppure, fu impiegato a lungo dai musulmani nei riti religiosi: i mistici sufi lo usavano per rimanere vigili durante le veglie di preghiera.

La tazzina di caffè in Italia è un'istituzione, un rito che scandisce i diversi momenti della giornata. Da sempre questa bevanda rappresenta la convivialità e l’ospitalità.

La storia del caffè in Italia ha inizio a Venezia nel 1570 quando il padovano Prospero Alpino ne portò alcuni sacchi dall’Oriente. La bevanda inizialmente fu venduta in farmacia, il costo era alto, ed era consumata soprattutto dai ceti più abbienti.

Il successo fu travolgente. In poco tempo furono aperte numerose botteghe del caffè. In una decina di anni se ne contarono ben 218. Così il caffè divenne la bevanda di tutti, occasione di incontro tra amici e tra innamorati, che si davano appuntamento nelle diverse botteghe per condividere il gusto unico di questa bevanda.

Ancora più sorprendente è scoprire che l’Italia è l’unico paese al mondo che ha insignito una città del titolo di “Città del caffè”. Si tratta di Trieste, che si è meritata questo appellativo per via dei ricchi scambi commerciali del porto e del gran numero di imprese che si occupano della produzione e della torrefazione del caffè. Napoli invece ha il primato della prima Università del Caffè, la cui finalità è di diffondere la cultura del caffè preservando tradizione e qualità.

Nel 2015, due aziende italiane (Argotec insieme a Lavazza) in partnership con l’Agenzia Spaziale Italiana hanno inventato una macchina del caffè espresso a capsule, capace di funzionare perfettamente in condizioni di microgravità, come ad esempio nella Stazione Spaziale Internazionale. Possiamo pensare agli astronauti e al loro “Caffè tra le stelle”.

(Potrebbe sembrare un’ironia, ma sono molto interessanti le particolari coincidenze tra i dati psicologici che si osservano nelle sperimentazioni omeopatiche del caffè, ad esempio l’ipereccitabilità con l’umore che va alle stelle, e il fatto che sia diventata una bevanda spaziale...)

L’azione delle ultradiluizioni omeopatiche causa negli sperimentatori, oltre ai sintomi che conosciamo quando si eccede nel numero delle tazzine bevute (l’insonnia, l’iperattività, la grande creatività…), anche una particolare condizione di sensibilità emotiva e morale. Si vede, tra l’altro, la comparsa di numerose false percezioni.

Si tratta di illusioni dell’immaginazione, percezioni irreali in cui il soggetto si sente leggero, incorporeo, ed è convinto di trovarsi molto lontano da casa

Queste sensazioni non assomigliano a quelle provate degli astronauti Armstrong ed Aldrin, nella missione Apollo 11, in cui per primi hanno camminato sulla superficie della luna?

Galassia NGC 6946 (commons.wikimedia.org/wiki/File:NGC_6946)

Dopo l’acqua, il caffè è la bevanda ogni giorno più consumata al mondo. Complessivamente si bevono circa tre miliardi di tazze di caffè. È una delle merci più trattate sui mercati finanziari, seconda solamente al petrolio.

In Italia ci sono circa 150.000 bar che servono tutti i giorni in media 175 tazzine di caffè ciascuno, contando solamente l’espresso semplice. Numeri da capogiro, che rendono l’idea della passione che gli italiani quotidianamente coltivano per questa bevanda calda ed energetica.

Il caffè che si trasforma in medicamento omeopatico

Il caffè stimola l'attività funzionale degli organi, in special modo aumenta l'attività del sistema nervoso e dell’apparato vascolare.

Negli anziani, il consumo di caffè può creare problemi, poiché il rischio è che l’organismo aumenti la produzione di acido urico, con conseguente disturbo della funzione renale. Inoltre, esso causa dolori muscolari e articolari.

L’azione del caffè sul sistema nervoso è dovuta in buona parte alla caffeina.
Chimicamente, parliamo di una metilxantina, un alcaloide naturale presente anche in altre piante psicoattive: tè, cacao, guaranà e cola

Si sa che chi beve molti caffè perde la calma e diviene estremamente sensibile. Caratteristica è anche la grande agitazione nervosa e l’irrequietezza. Compare anche una grande ansia. Il soggetto non sa cosa fare. Trema e non riesce a tenere ferma la penna. Si irrita facilmente, anche per cose di poco conto.

Altri disturbi che si riscontrano frequentemente nei maniaci del caffè sono le nevralgie che colpiscono varie parti del corpo. Si hanno mal di denti, dolori intercostali, etc.  

Queste forti reazioni del sistema nervoso sono dovute all’influenza esercitata dal caffè, il quale amplifica la suscettibilità nervosa, causando grande eccitabilità e intolleranza al dolore.

La sensibilità al dolore può essere così forte da condurre il soggetto alla disperazione.

Il caffè però è apprezzato soprattutto per le sue capacità di attivare la mente e il corpo. Fa girare le emozioni. Favorisce la progettualità, l’azione e la resistenza allo stress sia fisico che intellettuale.

È per questo che il caffè è molto apprezzato da chi studia. Quando si è molto stanchi e stressati, prima di un esame, quando si deve compiere il grande sforzo finale, per cui c’è la necessità di mantenere il massimo della concentrazione, la lucidità e la memoria, per ritenere in modo ottimale argomenti e dati.
Allora ci vuole un bel caffè!

Gli impieghi omeopatici del caffè sono però totalmente diversi da quelli della bevanda.

L’azione chimica dovuta alla tazzina è molto differente dall’azione energetica e biomagnetica, esercitata dall’ultradiluizione omeopatica. 

La bevanda, la tazzina di caffè, viene assunta quando si è stanchi e si ha difficoltà di concentrazione e sonnolenza. Quando cioè si vuole dare una sferzata all’organismo. Il caffè migliora il deficit intellettuale dovuto ad un esaurimento delle energie psichiche. Spreme però ancora di più le forze già di per sé esauste.

Le ultradiluizioni omeopatiche, invece, sono indicate nelle persone già molto nervose, agitate ed eccitate, che girano a mille, e per questa ragione soffrono di insonnia. Dunque il “caffè omeopatico” viene somministrato per calmare, per distendere, per risolvere il nervosismo ed è utile quando non si riesce a chiudere occhio!

Il caffè omeopatico che cura l’insonnia ci fa dire che le indicazioni omeopatiche sono veramente una stranezza.

L’omeopata prescrive il caffè seguendo un inaspettato percorso logico. Sembrerebbe illogico invece nulla è casuale. Si tratta di una metodologia che fa riferimento alla legge di similitudine.

Il medicamento, il caffè omeopatico, causa negli sperimentatori (in perfetta salute!) uno stato di agitazione, d’irritabilità e di insonnia. Esso possiede anche la capacità di neutralizzare gli stessi sintomi nei pazienti rispondenti.

Chi lo avrebbe mai detto, che per risolvere il nervosismo, l’irritabilità, l’agitazione e l’insonnia si potesse somministrare il caffè? Dell’ottimo caffè, certamente, purché dinamizzato.…

Le prime sperimentazioni omeopatiche del caffè risalgono ai tempi di Samuel Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia. Egli lo sperimentò su sé stesso e i suoi discepoli. Annotando scrupolosamente ogni reazione, tutti i sintomi fisici, i desideri alimentari, le sensazioni, i pensieri, le paure, i sogni, etc.

Primo inciso: il rimedio omeopatico, oltre la chimica, nella biofisica

Facciamo un inciso. Avere una buona salute è un requisito indispensabile per partecipare alle sperimentazioni omeopatiche. Chi è malato non può partecipare perché potrebbe confondere i propri sintomi con quelli causati dal medicamento in sperimentazione.

I medicamenti omeopatici, somministrati nelle sperimentazioni o impiegati nella cura, sono preparati seguendo norme standardizzate. La sostanza di partenza viene diluita in maniera crescente (processo di diluizione) e contemporaneamente le provette sono sottoposte a forti scosse meccaniche (processo di dinamizzazione).

Il problema fondamentale, che suscita la diffidenza tra i farmacologi, sta nel fatto che chimicamente il flacone che contiene la preparazione omeopatica è indistinguibile da un flacone di semplice acqua. L’indagine chimica non mostra differenze tra i due campioni.

Però, in alcuni laboratori di fisica nucleare è stato possibile distinguere la preparazione omeopatica.

Uno tra gli strumenti utilizzati  è ad esempio il Varian Unity Inova. Si tratta di uno Spettrometro da 500 MHz per la Risonanza Magnetica (“A nuclear magnetic resonance spectroscopy comparison of 3C trituration derived and 4C trituration derived remedies” - Durban University of Technology, South Africa).[1]

L’immagine spettroscopica, la fotografia che l’apparecchio registra, è dovuta alle peculiarità biomagnetiche della preparazione omeopatica. Non c’è risposta, invece, da parte della semplice acqua.

Dunque l’indagine compiuta con lo Spettrofotometro ci permette di stabilire che il medicamento omeopatico non ha nulla a che vedere con la chimica: siamo nel campo della biofisica. Vengono registrati i fenomeni biofisici, magnetici, prodotti dalle strutture molecolari dell’acqua che si sono magnetizzate e che mantengono la memoria del caffè.  

Il preparato omeopatico per la sua azione non chimica, ma biomagnetica, mostra nel suo impiego una azione biologica completamente differente da quella della sostanza di partenza.

Per usare una metafora: la sostanza che subisce una trasformazione, da bomba a mano (la forza devastante del tritolo inteso come sostanza chimica) trasmuta in arma nucleare (l’energia di una bomba atomica).  Il paragone non è una esagerazione.

Secondo inciso: Chamomilla, e come funziona il medicamento omeopatico

Un esempio straordinario di come l’azione di una sostanza possa cambiare anche radicalmente quando viene preparata seguendo il procedimento omeopatico è dato dalla Camomilla.

La Camomilla è conosciuta per i suoi effetti blandamente rilassanti, ma quando si sperimenta la sua energia, quando si assume la preparazione omeopatica, si osserva un fenomeno molto particolare. Essa perde gli effetti distensivi ed antispasmodici ai quali deve la sua popolarità (nell’ansia, il nervosismo, i dolori mestruali, i crampi intestinali, etc.) e acquisisce, al contrario, un’azione eccitante.

Lo sperimentatore che assume la Camomilla omeopatica (Chamomilla) mostra irrequietezza, nervosismo, irritabilità, comportamenti aggressivi, impazienza, crisi di rabbia, coliche intestinali ed epatiche, duodeniti, dolori spasmodici, etc. Il soggetto sperimentatore diviene ipersensibile e intollerante al dolore.

Dunque, niente tranquillità, siamo molto distanti dalla pubblicità della Camomilla in fiori che vediamo in TV: la camomilla omeopatica è come una bomba! Sconvolge la tranquillità, il buon animo e la pazienza di chi la sperimenta. Peggiora anche le condizioni dei familiari che subiscono il tormento e le angherie dal soggetto sotto l’effetto di Chamomilla!

Dal livello chimico alla dimensione biomagnetica gli effetti della sostanza si amplificano e spesso si invertono.

Però per chiarezza va detto che queste reazioni non accadono in tutte le persone, ma solamente in quelle che sono sensibili all’energia biomagnetica della preparazione omeopatica.
La similitudine è importante: deve esserci una piena corrispondenza tra il medicamento e la persona.

Se vogliamo che la TV si accenda deve esserci una completa corrispondenza tra il telecomando e il televisore. Anche in questo caso parliamo di corrispondenza tra energie: l’energia dei raggi infrarossi del telecomando attiva solamente il televisore che gli corrisponde. Inoltre, se consideriamo che le batterie del telecomando devono anche essere cariche allora la faccenda si complica. Con le batterie scariche, il telecomando non ha la forza di accendere la televisione. Mentre con le nuove batterie c’è l’energia necessaria per avviare la reazione.

Allo stesso modo, quando una dinamizzazione omeopatica (5CH, 30 CH, etc.) non è più efficace, è giunto il momento di sostituirla con una di maggiore potenza (200K, 10.000K, etc.), mantenendo sempre lo stesso prodotto. Cioè occorre aumentare il numero di diluizioni/dinamizzazioni. Così la preparazione ha la carica biomagnetica adeguata che gli permette di neutralizzare la malattia, favorendo così la guarigione.

Si è anche visto, negli sperimentatori che aumentando la dinamizzazione oltre ai numerosi sintomi fisici (febbre, dolori, etc.) compaiono anche sintomi psichici complessi (ansia, angoscia, gelosia, indignazione, sensazioni varie, etc.).

Tutto questo testimonia che psiche e soma sono interconnessi. Sia i sintomi organici (bruciore allo stomaco, asma bronchiale, ecc.), sia anche i sintomi generali espressione della sensibilità e della costituzione della persona (ad esempio la sensibilità al caldo al freddo, l’adattamento alle stagioni, i desideri e le avversioni alimentari, i sogni, etc.) sono modalità di comunicazione della psiche. Un codice simbolico, analogico, con cui l’ammalato esprime desideri, necessità e conflitti.

Il centro della persona è la parte spirituale. Gli organi non si ammalano autonomamente. I sintomi somatici sono le impronte della psiche nel corpo, e costituiscono una rappresentazione delle difficoltà esistenziali vissute dall’ammalato che vanno decodificate nel loro significato. Né più né meno di quanto fanno i marinai, quando decodificano un segnale morse…

La malattia somatica trae origine nella parte più profonda della persona. Non è casuale che Mario soffra di gastrite cronica, abbia un dolore come un peso allo stomaco, che si accentua dopo il pasto, e in visita riferisca all’omeopata che al lavoro soffre terribilmente. Non “digerisce” il capoufficio dal quale è trattato male. Ma non ha né il coraggio, né la forza, per difendersi. Non sa farsi apprezzare.

La cura omeopatica consiste nella somministrazione di un medicamento che ha causato sensazioni di svalutazione ed impotenza nello sperimentatore. È l’informazione di cui Mario ha bisogno. Che lo farà guarire dalla gastrite e avrà anche un influsso benefico sulle insicurezze e sulla sensazione di minus valia.

L’insieme dei segnali psichici, le sensazioni negative che condizionano il paziente, sono dovuti a una percezione distorta della realtà. L’azione terapeutica, dell’energia del preparato omeopatico, per similitudine risolve i sintomi somatici, ma modifica anche il vissuto del paziente.
Può cambiargli il rapporto con la realtà: “Perché devo svalutarmi? Chi ha stabilito che io debba valere poco? So di essere capace, ma perché non riesco a farmi valere? Devo fare un passo avanti. Ho tutte le carte per riuscire”.
Si risolve così la mancanza di fiducia in sé stessi, ad esempio, grazie a Gelsemium sempervirens, medicamento per eccellenza anti-paura e anti-svalutazione.

La preparazione omeopatica, priva delle molecole della sostanza di partenza, agisce dunque grazie alla struttura ultramolecolare dell’acqua. La diluizione omeopatica è un’informazione memorizzata nell’acqua.

Il medicamento, grazie ai campi di energia biomagnetica, porta al paziente l’informazione di cui ha bisogno.

I farmacologi non credono alla memoria dell’acqua. Ma si può vincere la diffidenza di cui è bersaglio l’omeopatia grazie ad alcune considerazioni.

I farmacologi e i chimici non ne vogliono sapere, ma una conferma dell’esistenza della memoria dell’acqua viene dagli ingegneri elettronici. In Corea del Sud sono riusciti ad imprimere, ossia a memorizzare, un’intera immagine fotografica, con tutti i suoi pixel, su una goccia d’acqua!

Dunque il caffè, come ogni altra sostanza naturale, nel processo di preparazione omeopatico trasforma l’acqua in un veicolo di informazioni. L’acqua informata perturba gli sperimentatori. E cura gli ammalati. Ciò però accade solamente quando viene applicata in maniera rigorosa la legge di similitudine. Non posso accendere una TV con il telecomando di un cancello elettrico, occorre che ci siano affinità! Tra il televisore e il telecomando. Tra il medicamento e l’ammalato.

Torniamo al caffè: l’Energia/informazione del medicamento Coffea cruda e il suo significato terapeutico

La sperimentazione di Coffea è ricca di sintomi che descrivono la sofferenza di chi è sensibile all’energia del caffè. Il soggetto sperimentatore risponde sia con disturbi fisici che psicologici, disturbi che possono essere curati nel malato quando c’è la giusta corrispondenza.

I sintomi del medicamento possono essere raggruppati in tematiche. Esse sono degli insiemi. Un linguaggio cifrato. Un messaggio: l’informazione specifica del caffè.

Prima di analizzare le tematiche che descrivono la dimensione psicologica del soggetto Coffea, è importante fare riferimento ai sintomi neurovegetativi lamentati sia dai bevitori di caffè che dagli sperimentatori del medicamento omeopatico. Sono simili.

Il caffè esercita un’azione specifica sul sistema nervoso e causa eccitazione delle funzioni cerebrali. Sono colpiti tutti i sensi. C’è un’iperestesia, specialmente dell’udito. Il soggetto non sopporta i rumori, che lo fanno imbestialire. C’è anche un incremento della sensibilità tattile e dolorifica. Risulta essere doloroso anche il minimo contatto con i vestiti. Anche le carezze danno disturbo.

L’iperattività del sistema nervoso causa un grande flusso di idee e di immagini. I gesti sono rapidi. L’intelligenza è più acuta. Aumenta la memoria. L’ottimismo dilaga. C’è euforia ed estrema esaltazione. Il soggetto può andare in estasi.

Poi, però, si fanno sentire sintomi molto fastidiosi. L’eccitazione nervosa si trasforma in agitazione e irritabilità. L’umore diviene variabile. Il soggetto per motivi futili passa dalle risate al pianto. L’impulsività lo porta a pungolare e tormentare le persone che gli sono vicine. Si ritrova nella disperazione. Addolorato e in lacrime, ha tremori alle mani, sensibilità al freddo e brividi. Non sopporta il vento e i rumori.

Le sorprese, sia spiacevoli che piacevoli, gli causano dei veri e propri shock mentali. Anche l’eccesso di lavoro è fonte di agitazione e insonnia.

La persona cerca in ogni modo di lenire queste sgradevoli sensazioni. Sviluppa una dipendenza dagli psicofarmaci, dai sedativi, dall’alcol o dal tè.

Un’emozione improvvisa determina uno svenimento. Il sovraffaticamento intellettuale e l’eccessiva conversazione scatenano forti mal di testa. Emozioni e stress portano crisi di diarrea.

Per mezzo dei sintomi e delle caratteristiche dei soggetti reagenti, si può tratteggiare la tipologia del soggetto sensibile al medicamento: la persona Coffea.

Coffea spesso appare come un soggetto magro, alto, curvo, di carnagione scura, dal temperamento sanguigno, collerico. È dotato di una straordinaria ipersensibilità. Tutti i sensi sono recettivi, la vista, l’udito, l’odorato, il tatto, il gusto (come i soggetti Belladonna, Chamomilla, Opium). Iperattivo e grande intellettuale. Ha tante idee e rapidità nell’agire.

È possibile delineare le tematiche del medicamento grazie ai sintomi sperimentali. Abbiamo così il carattere, la sensibilità e la personalità del soggetto Coffea.

Tematica di un’insolita iperattività psichica e fisica

Nella sperimentazione, nei soggetti sensibili all’energia del medicamento, l’attività psicofisica aumenta in maniera eccessiva. I soggetti Coffea divengono iperattivi e mostrano una grande agilità mentale. Facilità di comprensione. Concentrazione efficace.

Sono in ansia quando restano inattivi. Sono irrequieti e hanno un grande bisogno di sfogarsi nei lavori manuali e intellettuali purché siano creativi.

Tematica dell’eccitazione

Il medicamento causa – e dunque è indicato nelle –  condizioni febbrili laddove c’è una grande eccitazione. Certe volte quando l’eccitazione raggiunge l’apice il soggetto Coffea corre qua e là per la casa. È eccitato e dunque disattento, non presta attenzione a ciò che ascolta, non osserva, è superficiale in ciò che sta facendo.

Appare distratto e sognante. Poi improvvisamente viene preso da un’eccitazione emotiva.

Non può leggere perché si eccita sempre di più. È preso dalla gioia e sconvolto dall’eccitazione. Lamenta tachicardia con extrasistoli. Non riesce a respirare. L’eccitazione causa svenimenti.

Il bimbo è eccitatissimo mentre sta mettendo i denti.

Tematica della fretta

È facile riconoscere il soggetto Coffea. Mangia in fretta. Beve e ingurgita di corsa. Ogni movimento denota precipitazione.

Tematica dell’euforia e dell’esaltazione delle fantasie

Il soggetto è euforico. Un esaltato. E’ preda di un’eccitazione incontrollata. Diviene esagitato, fanatico e irresponsabile.  

L’immaginazione è colta dal fervore. Le fantasie sono vive. Di notte non lo fanno dormire.

Mentre legge perde il filo perché la lettura lo accende, lo esalta. Al contrario può anche cadere nella depressione.

Tematica dei desideri, della bellezza e dell’allegria

Non si dimentica facilmente l’esperienza provata nella sperimentazione di Coffea. Il soggetto è incantato, pieno di meraviglia, e preso da una suggestiva bellezza.

Creativo e pieno di desideri. Sempre in azione. Desidera una cosa poi subito un’altra.

Estasiato. Rapito. Prova una fortissima attrazione per le cose. Prova un intimo godimento d’animo.

La gioia eccessiva può farlo ammalare. Anche le notizie piacevoli ed improvvise lo scompensano.

L’allegria peggiora le sue condizioni di salute!

Tematica dell’amore e della benevolenza

Coffea è un medicamento dell’amore. Stimola sentimenti di benevolenza. Dispone l’animo alla più affettuosa simpatia e all’amicizia. All’amore per la famiglia.

Tematica dell’ansia di coscienza

Lo sperimentatore è tormentato da un’ansia di coscienza e sentimenti di colpa. Sente che non gli è permesso sbagliare. Non può sottrarsi ai propri doveri. Ad alimentare tutto questo c’è di fondo l’Illusione di essere un criminale. Una falsa percezione che nel tempo va rinforzandosi.

Tematica della bellezza, della meraviglia, della magnificenza e del paradiso

Il medicamento causa nelle sperimentazioni illusioni molto particolari. Il soggetto crede di vedere paesaggi magnifici. Percepisce immagini meravigliose ed è incantato mentre descrive le bellezze della natura. Coffea è l’unico medicamento che causa questa particolarissima visione: vede il paradiso.

Possiamo immaginare quando il soggetto Coffea compie un viaggio. È estasiato dalle nuove esperienze, gode di tutto, è un uomo felice. Dice di sentirsi in paradiso…

Raffinatezza, eleganza ed eros

Coffea è elegante, raffinato ed ha un forte sex appeal. La donna Coffea ha occhi molto espressivi. Lo sguardo magnetizza.

I gusti alimentari sono delicati, la fame è eccessiva. Si tratta di una libidinosa attenzione al cibo e al sesso. 

L’eccitazione sessuale forte è favorita da un prurito ai genitali.

Tematica dell’estasi

La sensazione di estasi è il raggiungimento di uno stato di totale evasione dalla realtà. Questo aspetto ricorda l’effetto delle droghe. Alle quali molto spesso il soggetto Coffea ricorre per amplificare ancora di più il piacere.

E’ completamente assorto; può raggiungere il più alto grado di esperienza mistica.

Tematica della lontananza da casa

Le illusioni dell’immaginazione gli giocano un brutto scherzo. Gli fanno credere di essere molto distante da casa.

Tematica della inconsistenza del corpo

Si sente leggero. Incorporeo. Gli sembra di camminare nell’aria. Quando è sdraiato ha la sensazione di non toccare il letto. Si sente levitare.

Tematica della realizzazione

Sente di dover realizzare importanti progetti. Come quel vicino di casa che saluta frettolosamente perché ha qualcosa di importante da fare. Ma ogni giorno è sempre la stessa storia.

Tematica dell’attesa, della previsione e dell’anticipazione

I sintomi compaiono prima di un evento. Ad esempio Coffea in una riunione prova una forte ansia prima di parlare.  Ha dolori addominali e diarrea prima di un colloquio di lavoro, etc.

Anticipazione e attesa con paura del pubblico dunque sono sintomi caratteristici.

Tematica del dolore e della morte

È ipersensibile al dolore. Il mal di denti è così acuto e insopportabile che gli scatena uno stato d’angoscia.

Ha un pessimo rapporto con la malattia. Un sintomo fisico, ad esempio delle mestruazioni appena più abbondanti, la convincono che sta per morire.

Ha pensieri di morte. Con le persone che conosce indulge in argomenti sulla morte, ma non ne ha paura.

Non sopporta che gli si parli di persone decedute. La notte ha incubi in cui sogna la morte degl amici e dei familiari.

Tematica della sensibilità religiosa

È troppo preso dalla religione. Va spesso in chiesa. Prega molto. Si pente e si confessa.

Il caffè: luci e ombre

Il soggetto sensibile a Coffea può esprimersi in modi differenti. Coffea ha diverse facce. 

In pieno scompenso mostra anche la sua parte oscura. Tenebrosa. Allora la grande voglia di vivere, l’erotismo, la ricerca del piacere prendono un indirizzo negativo. Malsano. La strada della promiscuità sessuale. La perversione. L’autoerotismo. La ninfomania.

Coffea ha bisogno di forti emozioni. Fa ricorso a sostanze stimolanti perché vuole provare piacere ad ogni costo. Pretende il massimo godimento dalla vita. Così cade nella dipendenza. La morfina. La cocaina. L’alcol. Oppure più semplicemente si intossica di tabacco.

La sua brillantezza in questo modo va però opacandosi. Viene sostituita da una condizione di ottusità. I sensi divengono confusi. Risponde in modo sconnesso. L’acuità intellettuale è un lontano ricordo. Vaga per casa, va su e giù in modo insensato.

Si arrabbia anche per delle banalità, diviene insopportabile. Aggredisce chi gli fa domande.

Collerico, impetuoso, scaglia gli oggetti che trova intorno a sé. Vede un coltello: ha la tentazione di uccidere qualcuno. Però allo stesso tempo ha paura delle lame.

Non vuole sentire le cattive notizie, né vedere scene di violenza. Evita di accendere la TV. Triste e lugubre, è scontento di tutto. La memoria s’indebolisce.

Certe volte ride in maniera smodata. Le risate sono spasmodiche e celano forti tensioni emotive.

Come è possibile che una persona sensibile, brillante e affabile diventi così negativa, aggressiva, quasi irriconoscibile? Le cause del suo malessere sono le sorprese, gli spaventi o le paure, verso cui è fortemente reattivo?

In realtà le vere cause non sono mai esterne, ma vanno sempre ricercate nella struttura psicologica della persona. Gli eventi sono delle concause o semplicemente fattori scatenanti. Il seme non attecchisce quando il terreno non è fertile.

Dunque è importante comprendere cosa predisponga il soggetto Coffea ad una così rovinosa trasformazione. Come è possibile che dal paradiso egli arrivi all’inferno?

Osservando i comportamenti e i pensieri è possibile avere una risposta.

Coffea, come abbiamo visto, è un universo di eccitazione, fantasie e gioia. Di amore: per il prossimo e per la famiglia. Coffea è molto premuroso con tutti.

Nella sperimentazione appare qualcosa che colpisce molto: il bisogno di essere afferrato e tenuto stretto. Coffea vuole essere trattenuto. A sua volta desidera afferrare, trattenere qualcuno. Il bambino sente il bisogno di essere preso con energia. Vuole essere tenuto tra le braccia.

Afferrare oltre che stringere con forza simbolicamente significa arrivare a comprendere.

Capire. Cogliere con la mente il senso. Il senso e il significato dell’altro, che è diverso da noi stessi.

Afferrare ed essere afferrati portano all’idea il comprendersi a vicenda: “Ho afferrato quello che hai detto!”. Significa capirsi a livello psicologico, affettivo, spirituale.

L’atto e la facoltà di comprendere con l’intelletto significano fare proprie le nozioni, le idee, i concetti universali, i misteri che superano la conoscenza. Significa anche comprendere l’animo e i sentimenti di una persona, le circostanze e i motivi delle sue azioni, e ciò porta ad avere indulgenza per l’altro: comprensione, benevolenza, tolleranza. Perdono.

Coffea è anche eccitato. L’eccitazione è una stimolazione acuta e persistente. Coffea è fortemente eccitato. Di notte. Quando ha la febbre. Quando suda. Mentre legge. Nella gioia. Nella fretta. Il bambino anche nella dentizione. Coffea ha i sensi eccitati come anche la fantasia.

Nella fisica atomica l’eccitazione è un processo che permette ad un atomo o a una molecola, dopo avere assorbito energia, di passare da uno stato di stabilità ad una condizione di energia maggiore, che però porta all’instabilità.

Nella meccanica quantistica l’eccitazione è una condizione di transizione, verso uno stato quantico di maggiore energia.

Osservando il modo di essere di Coffea, i suoi comportamenti, colpisce molto l’esaltazione, l’euforia, l’amplificazione della fantasia, la percezione della bellezza, ma anche quella particolare sensazione di leggerezza che gli fa sentire il corpo levitare.

E’ come se il soggetto Coffea voglia passare da uno “stato quantico” ad un altro. Voglia cambiare il livello delle esperienze. Del resto le illusioni percettive sono grandiose, magnifiche, e richiamano ad un’esperienza che si può avere solamente in paradiso.

Perché questa trasformazione? Cosa significa questo processo di elevazione?

Lo sperimentatore dice di sentirsi in letizia, ossia prova un’intima e serena gioia spirituale. Come un devoto che si rivolge alla beatitudine celeste. “Servite Domino in laetitia” (Salmo 99,2).

Inoltre essere in letizia comporta una gioia che si declina con l’amore e il servizio per il prossimo. “Un animo colmo di letizia può servire il prossimo con amore”. “Ama il prossimo come te stesso”.

Coffea è persona mite. Ama la natura. La vita per lui non scorre però in maniera scontata. Teme le cattive notizie, ha paura che possa accadere qualcosa di brutto, teme le disgrazie, ha paura del male. Teme le persone, non sopporta che qualcuno gli si avvicini; per cui è in costante allarme. Avverte un pericolo imminente.

Le illusioni della immaginazione sono aleatorie, ma sono fantasmi che dispongono Coffea in una falsa realtà.  Coffea crede che sia tutto vero.

Molto forte è anche la sensazione di nostalgia. Coffea chiede dove si trova la sua casa. Vuole tornarci, ad ogni costo. Crede di esserne lontano. Non si rende conto che la lontananza è un’illusione. Egli è in casa.

Non si sa bene cosa voglia. Certe volte va su e giù per casa. Oppure esce. Vaga con la macchina. E’ un modo per rilassarsi.

Vagare in senso etimologico rimanda al latino vagari, che vuol dire sbagliare, deviare. In Coffea c’è la percezione, più o meno consapevole, di una “deviazione”. Coffea vive l’illusione di avere commesso un errore. Grande è la sensazione di colpa. Si tratta di un crimine. Dunque deve considerarsi un criminale. Nessuno potrà consolarlo.

Fortunatamente si tratta solo di percezioni erronee della realtà. Il male. La disgrazia. Il presentimento di morte. Tutto è pura fantasia.

Queste forti sensazioni sono in qualche modo mitigate, rese meno offensive e meno dolorose, dal suo stato di confusione: non ricorda i fatti che gli sono appena accaduti.

Nel tempo la loquacità diviene poco comprensibile. Delira, in maniera frettolosa e sconnessa. Poi cade in uno stato di indifferenza.

Coffea, pur essendo una persona sensibile ed attenta a tutto quello che accade sul palcoscenico della vita, diviene insensibile. Insensibile alle cose gradevoli e sgradevoli.

L’inconscio esprime simboli molto forti, esso dà delle chiare indicazioni. I sogni sono fantastici e gioiosi, ma si trasformano in sogni ansiosi e spiacevoli. Confermano le preoccupazioni e le premure che Coffea riversa sulle persone. Sogna la morte di amici.

Eccitazione, cambiamento di stato, levitazione incorporea, gioia e letizia. Sono i temi chiave del medicamento.

Il bambino di notte gioca e ride, è insonne, mostra una gioia eccessiva.

La gioia è ciò che caratterizza il soggetto Coffea. Qualsiasi età abbia, quando si avvicina a qualcuno è pronto al sorriso e gli occhi sono scintillanti e dai movimenti rapidi. Si tratta del suo biglietto da visita. Coffea con i suoi discorsi coinvolge ed appassiona. Mentre sta dissertando con grande acume mentale, con rapide associazioni mentali, ti tocca con le mani.

Toccare, afferrare qualcuno o tenerlo con la forza significa per Coffea cum-prendere, condividere con qualcuno, un’ispirazione. Capire la realtà e il senso della vita.

L’eccitazione, il passaggio da uno stato quantico ad uno superiore, il cambiamento del livello delle esperienze, sono doti possedute da santi e mistici. 

Coffea è tra quei medicamenti che nelle sperimentazioni portano a stati di estasi. L’innalzamento mentale di chi è assorbito in un’idea. L’anima rapita, per una comunicazione con il soprannaturale.

Coffea conosce la strada che va percorsa. Sa dove vuole arrivare. La destinazione è il paradiso.

Sa anche quali qualità siano necessarie all’uomo per raggiungere una simile meta. La conoscenza. L’amicizia.  La condivisione che si crea quando c’è letizia.

Le persone amanti della bevanda si incontrano nelle botteghe del caffè alla ricerca di tutto questo.

Nei BAR, inconsapevolmente influenzati dal chicco, le persone comunicano e scambiano idee. Le intuizioni aiutano a trovare un’intesa. Nella gioia e nel piacere che solo la condivisione sa dare.

Coffea vuole condividere il paradiso. Le immagini della sua fantasia sono una carta geografica aperta Descrivono “topograficamente” l’Eden; il luogo di una felicità indisturbata. 

Lo sperimentatore quando viene stimolato dal caffè omeopatico resta incantato dalla meraviglia, dalla bellezza, dalla raffinatezza e dall’eleganza. Vive il bene. Il bene che trascende con la letizia.

La sua gioia spirituale porta ad una profonda beatitudine. Una forza che viene declinata nell’amore e nel servizio per il prossimo.

“Un animo colmo di letizia può servire il prossimo con amore”, questa è la strada che si può percorrere grazie alla cura con Coffea.

Il messaggio/informazione del caffè è quanto di meglio si possa auspicare al genere umano.

Nel Canto XXX della Divina Commedia l’incontro in Purgatorio tra Dante e Beatrice apre il poeta, per il suo viaggio di conoscenza, a un fatto di cruciale importanza. Il passaggio ad un livello superiore di conoscenza può esserci facendo esperienza delle Verità celesti.

Palpitante di emozioni e di affetto Dante si riunisce alla donna che ha sempre amato. I versi descrivono la trepidazione e l’estasi d’amore del poeta: “Luce intellettuale, piena di amore, amore di vero bene, pieno di letizia, letizia che sorpassa ogni dolore”.

Questo è il codice di Coffea. Quando invitiamo l’amico o la persona amata al BAR. Quando beviamo insieme il caffè. Si materializza il bisogno di trascendenza. L’esperienza dell’elevazione verso la luce più pura. La luce dell’intelligenza, dell’amore pieno, del vero bene, nell’amore del Creatore. La completezza che si raggiunge in letizia. Nel paradiso.

"Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è pura luce
luce intellettüal, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.
"

Divina Commedia – Paradiso – Canto XXX

Dott. Antonio Abbate                                  


Scopri come stare bene e sempre meglio grazie alle terapie naturali del  Centro di Medicina Omeopatica Elizalde
Omeopatia, Agopuntura, Biomesoterapia, insieme alla Psicoterapia.
Per un benessere pieno e naturale, Omeoroma ti può aiutare!

Leggi di più sugli ideali e i valori che ispirano il Centro Medico A. M. Elizalde

Scopri chi siamo: medici, terapeuti, collaborazioni

Le nostre terapie e attività: omeopatia, agopuntura, psicoterapia, mesoterapia e molto altro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *